Rostri e ruggini sedute,
vecchi animali da macello,
o peggio, da cimitero.
anzi, peggio ancora:
da ricovero eterno.
In un’ara sacrificale,
da immolarsi alle intemperie,
ai passaggi,
agli sguardi ciechi di viaggianti,
a volatili stanchi.
Rigano le schegge di ricordi,
rigano sui fianchi,
sui destini consumati,
su imprevisti ingordi
di chiodi, martelli e processori.
L’alba consumata
di un autunno radicato
non sconvolge né commuove
un relitto ancora “non relitto”.
Non certificato.
Abbandonato -sembrerebbe-
al suo destino,
su due fili pesanti
che dirigono
e dividono un cammino.
agostino guarino ©