Nell’umida notte di novembre
scendono lamenti e richiami
che danno luccicore al lastricato del piazzale.
Sotto un lampione fradicio di luce
pasticciano le gocce
e infrangono milioni di parole
e di pensieri sull’impossibile silenzio.
Presenze astratte girano i saluti
e sono infinite le voci
e le frasi che oscillano
dietro le quinte della vita.
Non sono curioso di assistere ai motivi,
non desideroso di capire troppi segreti,
non pronto a parlare del domani.
Non lo voglio nominare.
Non ho paura di questo,
ma paura di conoscere troppo,
di scoprire l’immortalità, il peso che dona;
la sofferenza della vita per chi è di qua.
Troppe voci emergono dal niente,
troppi lamenti
e il silenzio è impercettibile.
Troppi cuori senza pace
girano nei giardini del sole.
Troppe anime buttate alla deriva,
come scatole di tonno
svuotate ed inquinanti,
come materia indistinta e fastidiosa,
inquietante ed inquieta,
imprevedibile e incontrollabile,
non riescono a sedare il dolore,
non si lasciano guarire.
È difficile voler sentire,
voler udire.
Ho paura e non voglio
oltrepassare il confine,
ma forse dovrà succedere.
agostino guarino ©