Ci sono posti,
come questo,
sempre tristi;
con la neve o con il sole,
con le case tutte rotte,
troppo cotte,
troppo stanche,
quasi tutte grigie o bianche,
lì, a lavarsi con le gronde
che tracimano pozzanghere
di sale catapecchio,
di odori di vecchio.
Diffusa tristezza,
piatta,
pigra amarezza.
Nella piazza c’è pur ordine.
Tutto a posto.
Anche i lampioni,
ma le strade che ci arrivano
sono vuote
e ci passeggiano i fantasmi da cent’anni.
C’è qualcuno dentro al bar
che racconta qualche cosa.
Non ascolto che distante.
Non è niente di importante.
Neanche i merli si avvicinano.
Stanno fuori, in mezzo i campi,
a dividersi coi corvi
-loro certo benestanti
in quest’opera funesta-
le semenze contadine
di un paese senza cresta.
agostino guarino ©