Tra queste curve,
per troppe volte
ci ho lasciato un pezzo di cuore,
per qualche abbraccio mal dato,
per il troppo poco tempo rubato
alle nostre ore;
alle mie poche ore,
alle tue esigenze signore
e a scorzate di veleno
nei tuoi cocktail di parole.
Come puoi chiamare amore!
Come puoi chiamare amore!
E non incappo, sulla strada,
che in abusi di manovre,
in tentacoli di piovre
che mi bloccano la mente
e la mano,
che non sente,
imbraccia un’altra marcia e fila via.
Bestemmie non usate
fanno sfondo alla corsia,
al vuoto che è rimasto
nel vederti andare via,
al posto dei sorrisi che mi davi
nel gioire d’esser mia,
al posto dei sorrisi che mi davi
nel guarire della nostra…
della nostra malattia
e a scorzate di veleno
nei tuoi cocktail di parole.
Come puoi chiamare amore!
Come puoi chiamare amore!
Non capisco bene anch’io
che cosa sia.
E riprendo queste curve
e cerco nuove traiettorie,
eludo strade obbligatorie
navigato alle manovre,
coi tentacoli di piovre
che rallentano la presa
e la mano lì, distesa,
imbraccia un’altra marcia e fila via.
agostino guarino ©