La cicala sceglie il pino
che ha la resina più dolce.
È più comodo e profuma
molto meglio di altre fronde.
Il suo canto s’interrompe
solo il poco necessario
per capire di un passaggio
e poi distogliere lo sguardo.
Canta fino all’imbrunire,
come fosse a batteria;
esaurisce le sue ali
e il silenzio è già energia.
Certi angoli di mare,
certe note di pineta
hanno simboli comuni,
hanno un’anima discreta,
ma il profumo di natura
e gli assoli di un frinito,
pur sembrando un po’ scontati,
non disturbano l’udito
fanno sempre un certo effetto,
e fermi il passo per sentire
quanto anche i piccoli frangenti
sanno sempre un po’ stupire.
agostino guarino ©