D’amore ed anche meno,
sollecito le mani,
scombino le visioni,
disperdo le illusioni
nei sensi vorticosi,
nei salti pericolosi,
nei vuoti maliziosi
o soltanto fastidiosi
di una stola setata,
di una meta sfiorata,
di un anello mai dato
o di un cuore malato,
avvinghiato,
aspettato,
arrestato
o soltanto sudato,
rimasto lì per ore,
così tanto inebriato,
svuotato,
disarmato
dal vedere tanto scendere e salire,
dalla luce all’imbrunire,
tra un succedere di suoni,
di lamenti,
di guaiti passeggeri
di tensioni e desideri
di noi,
esseri “misteri”
e non seguire che l’istinto,
che sia giusto o che sia vinto,
sotto un cielo vellutato,
come un manto delicato.
Delicato quanto l’essere o il sentire
un’esplosione o un suo lenire.
agostino guarino ©