Indosso ancora il profumo di un saluto
fastidioso e troppo nauseante,
fatto d’abito ambizioso ed elegante,
poco adatto al mio portare,
sconvenuto, e già pesante da guardare.
La sorella di quel tipo,
affascinante,
si dimentica il sorriso sulle scale
e lo infila nella borsa, coi suoi anni ed i suoi guanti
portati anche un po’ male,
e condizionati certo
da una vita troppo uguale.
Affondo le mie braccia nelle tasche
e riprendo il mio cammino,
tra oleandri mossi da burrasche del destino,
di stagioni ormai quasi senza nome:
oggi sole, ieri vento, ad aspettare
e domani chissà cosa ad arrivare!
Le mie scarpe, già mature per il viaggio,
accennano uno sguardo, come a dire
di farmi più coraggio,
malgrado le banalità apparenti
e le novità invadenti
di chi ti dà un passaggio
per sogni ed orizzonti inesistenti.
Accenno ad un saluto
a questo viale sconosciuto
e affronto finalmente questa porta
che non si oppone a qualcuno che mi aspetta,
ma divide solo un bagno e una finestra
dal buio che ha di scorta.
Infilo la mia chiave nella toppa
e non prevedo possibili miracoli,
ma un motivo almeno che mi dia la forza.
Forse tu
o forse un giorno in più.
agostino guarino ©