Lettere silenziose,
parole sinuose
e fabule vacanti
verseggiano negli antri del mio solco.
Muoiono i pensieri
se solo ascolto arie
che sciolgono desideri
e disperdono il tramonto.
Capitano a flotte,
risalgono i sistemi,
dai nervi agli antri osceni
e sfuggono al controllo,
ad ogni aspettativa.
Fin’anche la saliva
incanta tra i sorrisi
l’istinto e i denti intrisi
di nuove parodie.
Continua la passione
di quest’allegoria.
Che cosa vuoi che sia
un anno o una stagione!
Fa differenza eccome,
se il sole porta via
l’eccentrica visione
di quello che sappiamo!
Che cosa resta in mano?
Un filo di silenzio,
un profumo, un gesto empio,
un’esca per l’addio,
un battito, un ronzio,
un’intima passione,
un angelo padrone,
un vago sostantivo
per essere più vivo.
agostino guarino ©