Quando penso che tutto questo non ha senso:
questo bisogno d’inventarsi una fuga,
aver la faccia seria mentre si viaggia,
mentre ci si divincola, da soli, nella rabbia
e le cose più semplici: chissà dove finiscono!
e i discorsi veri, quelli un po’ meno seri, non si capiscono
e i vecchi libri da rileggere o tenere lì…
e poi sorridere, per non pensarci più,
in uno di quei giorni dove si può trovare
qualche momento buono da non sprecare.
E poi sorridere, rileggendo vecchie lettere d’amore,
o corruzioni calligrafiche di compagni di scuola.
E poi sorridere per chi scriveva e non sapeva scrivere
e tutta questa gente ora: chissà dov’è!
E continuare a sorridere e rigodersi un po’ di gioventù.
Sentire gli anni passare, guardarsi in faccia, ma non invecchiare più
e di nuovo sorridere, farlo davvero, con sentimento
e stare così bene da poter dire: «Sono davvero contento!»
E ancora vivere, senza fermarsi più,
con quegli scherzi visti alla tivù
che fanno sorridere,
ma in modo diverso,
se a sorridermi sei tu.
agostino guarino ©