Combinazioni di sogni,
srotolamento di pellicole.
Immagini
in bianco e nero o a colori,
monocromatiche,
virtuali,
con effetti speciali…
Un ciuffo di neve
per avviare una catena di dubbi,
di incontri,
con qualche cosa che hai dentro,
ma che, all’apparenza, non affronti.
La presenza costante di una madre,
di un padre.
Magari fastidio,
intralcio,
doveri e presunzione.
Attrazioni,
ambiguità,
fianchi sconvenienti
e braccia poco distanti,
dileguate, tra i presenti non curanti.
Una donna che cammina,
sempre avvolta al suo mistero.
Quasi certo clandestina,
che trascina ali d’argento,
coi sacchetti della spesa del momento…
e pensarla già distesa,
sul divano di tendenza,
che, di solito, è sul bianco che si sceglie,
per prudenza.
Non si voglia che una moglie
possa mai puntare il dito
ad un colore troppo ardito,
troppo caldo e provocante!
come il rosso svergognato
di mutande raggrinzite,
che si tolgono più volte
-udite, udite!-
davanti al macellaio del villaggio
oppure a sdebitare
un megatonico massaggio.
Fotografie,
tessere,
documenti recalcitranti,
indagini di stato,
processi di mercato.
Resoconti trimestrali,
estratti, valutazioni,
verifiche sui parametri mondiali,
cognizioni di causa, mai banali,
distretti equatoriali,
villaggi rurali,
recinti ed animali,
maiali da macello…
Dal volgere serale,
il cigolio cancello;
ermetico suonare di un fringuello
seduto sul talare ramoscello
di una quercia inossidabile,
tempesta memorabile di fronde
che fa crescere l’incerto con le ombre,
che disegna su quel cerchio un po’ sbiadito
che la legna ha tutto intorno
e risveglia qualche voglia,
prima che diventi giorno.
Più avanti, oltre natura,
si intravedono gitanti senza meta,
senza un “vino” che disseta,
affaccendati a darsi addosso
per non perdere le tracce
di un percorso sconosciuto.
Il sentiero risoluto,
-senza cardini né appoggi
né fermate, ostelli, alloggi-
di una notte, dove chiudere un po’ gli occhi
e diventare meno sciocchi;
diventare più leggeri,
abbandonandosi ai pensieri
sui sentieri del miraggio,
dove domina il coraggio
o la paura di riuscire
in un discorso o in una vita.
E chissà cosa capire,
lì sospesi, tra il più ed il meno,
con un viso addormentato
e risvegliarsi in uno stato più sereno,
più tranquillo e liberato
dalla solita presenza
di setati filamenti dai colori indefiniti
che descrivono i detriti delle nostre evoluzioni,
quando i mastici, dal freddo,
non sigillano per bene coi mattoni.
agostino guarino ©