Ho portato una penna al cuore
per sentire, per ascoltare,
per cercare le parole
che non riescono ad uscire
dal mio modo di parlare,
dalle idee fin troppo avare
che il rumore del mio mare
sta aiutando a soffocare.
Mi circondano ricordi,
pietre ruvide e robuste,
legni bianchi, baluardi,
scale ruggini, rossastre,
rughe amiche e sorridenti,
mani calde e levigate,
pini dalle chiome ardenti,
incuranti dell’estate
ed un vento fastidioso,
un moscone, che mi ronza
dalle orecchie fino infondo
a questo sole che mi abbronza.
Vedo argini lenire,
mani libere applaudire,
rovesciare le illusioni,
ribaltare le emozioni
e le pagine hanno fame
e divorano liquame,
un delirio di passioni,
d’impensabili frastuoni:
due ragazzi, lì, per mano,
che non sanno cosa fare.
L’imbarazzo di un “ti amo”
tra i segreti da spiegare.
Bande rosse troppo tese,
certe troppo lunghe attese,
i motivi, le ragioni,
il troppo fumo nei polmoni…
e le rime, troppo ingorde,
mandan giù, tutto d’un fiato,
tutte le parole sorde
che alla fine ho rovesciato.
agostino guarino ©