In bilico su di un filo,
passo a passo,
divido l’emozione
con l’abisso
e la concentrazione
che è di troppo
la lascio scivolare nel disperso,
nel vuoto giù di sotto.
L’istinto, mio maestro,
non mi frena,
batte ogni esitazione
e mi avvia a sfoggiare l’estro sulla scena,
ma alcune volte sento la fatica,
la paura tra le dita dei miei piedi
e dai polpacci i miei tessuti tremolare.
Sebbene non mi vedi,
vorrei poter urlare
a tutti, anche al Signore,
che mi guarda col suo fare,
in questo giorno a lui speciale.
Vorrei poter gridare a piena voce
che amo solo te e scriverlo sui muri,
su tutte le finestre e i loro scuri,
ma porto la mia croce anch’io,
sebbene riconosca l’indegno paragone
con chi ha dato la vita -come dicono al sermone-
mentre la mia è soltanto inutile e patita,
se vuoi anche ammirevole, passione
di avere tra le dita un momento,
una gioia, un’emozione
che forse è già fallita
oppure è un’altro sbalzo di tensione
che allenta questo filo dal tuo cuore
e che serve a misurare il mio valore,
il peso, la grandezza che ci vuole
per meritarsi un grano del tuo amore.
agostino guarino ©