I caprioli zampillano
sui delicati pendii.
Le mosche non disturbano
l’immensità dei respiri.
La terra è umida e ristagna.
La nebbia sa di guerra,
sale e scende
e soffoca gli occhi alla campagna.
I treni, i corvi neri
e le civette gelano l’oscurità,
ma verso l’alba il primo fuoco…
È tempo di caccia.
E cani, cani e cani ancora correre,
guaiti, spari e fagiani feriti
e rabbia, odio, sangue e malvagità,
raccolti tra le viti.
Soddisfazione -se ci sarà-
e quaglie, folaghe, piccioni,
ritirano i battenti
e spariscono le code dai cannoni
e aspettano.
I treni,
umide foreste in pioggia,
volano sereni verso il mare,
dove c’è già rumore
ed i cacciatori stanchi, prodi, fieri,
ritornano ai loro branchi,
ai loro sentieri.
Non molto distanti,
occhi grandi di cerbiatta,
richiamano -istinto d’animale-
brughiere profumate
da non abbandonare.
agostino guarino ©
pubblicato nel periodico web Acta Diurna 2009