Si gusta e si consuma,
si corre e si trasuda
ed escono le scorie
di tutte quelle storie
che inducono la gente
a fare della vita
un palco di rassegna
di troppa merce indegna
di essere guardata.
Pensate un po’ al buon gusto:
a qualcosa che sia giusto.
Guardatevi allo specchio
e poi sedetevi su un secchio
e buttateci le arie,
i pensieri vanitosi,
i vestiti troppo eccentrici
e i cappelli più sfiziosi,
che dare troppo sfoggio
e troppa esuberanza
non è molto discreto.
Non ha molta creanza.
D’altronde anche nel piatto
sul quale noi mangiamo
ci chiedono ogni tanto
se ancora ne vogliamo.
Che sia in un ristorante
o a casa di un’amica,
sarebbe cosa buona
non lesinar fatica
nel dire “ne ho abbastanza”,
piuttosto che smodarsi
e spingere allo stomaco
le toppe frustrazioni
che sono spesso causa
di inutili dolori.
Provare un po’ a gustare
e provare del piacere
nel vivere un momento
di solenne compagnia
di cui avremmo bisogno,
per trovare sintonia
e moderare i modi,
le voci e tutto il resto,
che quando siamo fuori
e c’è altra gente al desco.
Si può parlare piano
con tono delicato,
così che il nostro piatto
non vada ingurgitato
con quell’agitazione
che sono del buon gusto
la sola opposizione,
creando del disgusto
a chi ti sta vicino
e potrebbe stare meglio
se ognuno si accorgesse
dell’umile sbadiglio
del figlio del vicino
che invece di parlare
degusta del buon vino
e pensa al suo daffare,
che stare ad ascoltare
una voce troppo forte,
fa andare di traverso
la migliore delle torte.
agostino guarino ©