Il mondo scivola
e mi cade sotto i piedi.
Il cielo sbriciola
due nuvole di pane ai marciapiedi.
Gioco.
un po’ per rilassarmi,
un po’ per non pensare
a quello che potrebbe capitare.
Sento
il mutare delle cose, come un cane.
L’avvento
di momenti sconosciuti e nuove frane.
Dormo
tra le presenze assenti del domani.
Sogno
un futuro che mi scoppia tra le mani.
Cambiano le cose,
gli aspetti della terra.
Cambiano le armi
ma non cessa mai la guerra.
Cambiano le mode,
le amicizie, le immondizie,
troppe scatole di plastica
in una drastica abitudine
di approdare a qualche cosa
tra il benessere e l’incudine
che fronteggia l’abbondanza
di una lieta solitudine
di egoismo e di baldanza,
in tutta questa moltitudine
di sondaggi e di querele,
di ricatti e ragnatele
che consumano i momenti
che sarebbero altrimenti
disturbati dal calore
di un abbraccio o di un colore.
Sentimenti quelli. Veri;
da immolare ai cimiteri
delle anime disperse,
quelle buone, quelle oneste,
quelle semplici. Come un tempo
che si dava senza chiedere,
che il capirsi era l’intendere
il bisogno di qualcuno,
anche se era poi nessuno
e non avrebbe scritto niente,
sopra i muri o sui giornali,
perché il “fare gentilmente”
eran metodi normali.
agostino guarino ©