Anche tu,
con quella faccia da giostra
e quelle tette in bella mostra,
sai affascinarmi
sotto le luci della sera
che come uno scivolo che gira,
ti rimbalzano addosso,
sulla voce un po’ schiva.
Almeno ti scopri
parlando di te e della tua vita
senza intermezzi di fumo o di intrusi.
Almeno ricambi quel mio fare un po’ afrodita
che vorrebbe azzardare, fin’arrivare alle tue dita
o almeno a buon punto di una salita molto impervia,
per via di quella nobile materia
che si forma dentro all’anima
quando trovi l’equilibrio
in un eremo di gioia,
così che senza noia
rimani un po’ sospesa, in questo limbo
dal quale io non scindo alternative
che possano arrivare ad una meta,
perché l’ora è ormai già cieca
e mi tocca ripiegare
non in una discoteca,
che darebbe gran disturbo,
ma almeno in qualche intento meno assurdo
che porti a qualche cosa
oppure ad una sorta di preghiera
per chiedere a qualcuno
un’occasione vera.
agostino guarino ©