Parcheggio qui.
C’è un po’ di vento,
tra queste righe bianche, messe di traverso.
Ti aspetto qui.
Due passi in centro,
mentre coloro quarti d’ora mezzo perso
tra le cornici ormai vissute
di queste case sconosciute
e immaginandoti, mi fermo in un caffè.
Ordino da bere e aspetto il tuo momento.
Anche se non dico niente, anch’io ti sento
Dentro il mio bicchiere accendo sogni impudichi
ma se berrò di te, non lo farò da qui.
Tu, davanti a tutto il resto,
riempi le mie sere come questo cielo blu.
Io, che consapevole, mi sposto come ombre di ringhiere,
fino al tramonto e finché ci sarai tu.
Restiamo qui
con questo vento,
e i tuoi capelli che nascondono anche adesso
i brividi che ti trasmetto,
mentre qui intorno non c’è sabbia ma è deserto,
tra queste ombre sconosciute
di voci sbronze e sconvenute
e accarezzandoti, mi perdo dentro te.
Fammi ancora bere -si avvicina il mio momento-,
anche se non dico niente anch’io ti sento.
Voglio entrarti dentro senza invaderti
e se vivrò di te, comincerò da qui.
Tu, davanti a tutto il resto,
riempi le mie sere come questo immenso blu.
Io, che ho oltrepassato ormai da tempo le ringhiere
e nel tuo mondo mi son buttato giù
io, che ho scavalcato tutte le barriere
e nel tuo mondo, mi son buttato giù.
Qui, nel tuo mondo, mi son buttato giù.
agostino guarino ©